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Le maggiori aree identificate sono due: una a largo del Giappone e un’altra ad ovest della Penisola Californiana. Si stima che la superficie occupata dall’immondizia sia pari a 10 volte la Francia (per l’esattezza 4.906.000 chilometri quadrati), profonda 30 metri e sia complessivamente di 3.500.000 tonnellate.
Queste piattaforme di pattume nel centro dell’oceano si sono create attraverso gli scarichi fluviali, i rifiuti prodotti da piattaforme petrolifere, navi e scarichi abusivi. I rifiuti sono confluiti in queste due zone a causa del movimento delle correnti marine. L’intensità delle correnti marine diminuisce a mano a mano che le spirali e i vortici creati dalla circolazione atmosferica procedono verso il centro, dove la turbolenza risulta pressoché nulla. Ebbene, nel cuore di questa spirale oceanica i materiali plastici dispersi si aggregano a tal punto da formare immense isole di plastica.La Luce solare poi fa il resto, poichè il sole fotodegrada la plastica riducendola in polimeri altamente tossici che si mischiano subdolamente al plancton.
L’impatto ambientale è tale da far parlare di catastrofe ecologica, le cui vittime sono uccelli marini, balene, delfini e tartarughe che muoiono a causa dall’ingestione di piccoli frammenti di polietilene.
Anche il "Mare Nostrum" non è esentedal fenomeno, troviamo quantità enormi di rifiuti raggruppate in “correnti di plastica”: la prima è situata fra Cagliari e le Isole Egadi e l’altra tra La Spezia e l’Arcipelago Toscano. Naviganti avvisati.. Se poi scatta il business, sembra che si voglia estrarre carburante da questi rifiuti e se invece non si facessero arrivare nei nostri mari.
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